domenica 24 febbraio 2013

SU NENNIRI. DAL PAGANESIMO AL CRISTIANESIMO IN SARDEGNA.

SPERIMENTAZIONE INTERDISCIPLINARE IN CLASSI PARALLELE DI SCUOLA PRIMARIA: LINGUA ITALIANA; GEO/STORIA; STUDIO DELLE TRADIZIONI E DELLA RITUALITA' ANCESTRALE; SCIENZE (CON LABORATORIO DI FOTOBIOLOGIA PER LA REALIZZAZIONE DI "SU NENNIRI PER I RITI DI PRIMAVERA ALLA DEA MADRE/SANTA PASQUA)

FORMAZIONE OLISTICA

LA STORIA SOTTO IL NOSTRO NASO. DAL PAGANESIMO AL CRISTIANESIMO IN SARDEGNA. 

Una delle tradizioni che in questo periodo ci parla della grande ritualità della cultura ancestrale della nostra terra di Sardegna: è quella di SU NENNIRI

SU NENNIRI (dal web)

La vita degli antichi Padri e Madri, perfettamente inscritta in un contesto d'armonia e rispetto per la natura, veniva significativamente sottolineata dai numerosi riti di cui ancora oggi la Sardegna è ricchissima, efficaci e innegabili testimoni del gusto metaforico e divergente, dunque molto evoluto da un punto di vista filosofico e dell'inconscio collettivo, del popolo sardo fin dalla notte dei tempi. Ritualità metaforica che oggi viene vissuta secondo i parametri della religione cattolica, non tenendo più conto, poiché storicamente e scientemente rimosso, dell'atto sincretico che l'attuale culto compì a suo tempo nel volersi sovrapporre sincreticamente ai riti preesistenti, non avendo  i sardi mai voluto rinunciare, nonostante la sistematica distruzione dei lori templi, all'ancestrale ritualità cosiddetta pagana
L'illuminato parroco di Silanus, don Giovanni Chirra, nella prima conferenza "Orminas de sos mannos" durante la lectio magistralis del 3 ottobre 2008 sostenne senza tante parafrasi che la nostra civiltà nuragica fu, con quella egizia, le civiltà più alta ed evoluta e la Sardegna snodo centrale dei traffici economici e culturali per oltre mille anni. Interessante il passaggio dove il don, testualmente, diceva: " Cartaginesi e Romani nulla hanno apportato ... hanno fatto solo disastri ..." "...Per non parlare dell'imposizione della religione cristiana e dello scellerato intervento di papa Gregorio Magno contro gli adoratori animaleschi di pietre e legni dipinti ..." In tale dissertazione il parroco sostenne senza ombra di dubbio che la religione in Sardegna era sostanzialmente monosteista, dove resistevano ai successivi inserti fallocentrici, retaggi fortemente femminili dal neolitico. Tali caratteristiche convivevano armonicamente nel culto, tali da far pensare all'unione del femminino e del mascolino in un'unica divinità. E', dunque in Sardegna, prima che in altro luogo, che attecchì il culto dell'unico Dio; culto successivamente introdotto in Egitto da Akenathon.
Sul punto molto interessanti gli studi pluridecennali del prof. Gigi Sanna in "Sardoa Grammata" e in "La Stele di Nora"; in ""Shardana i popoli del mare" e in "La bibbia degli Urim" di Leonardo Melis e di cui io stessa ho trattato in maniera romanzata nel mio libro "Arrasòk sidi babài".
Nei millenni di storia della nostra amata isola la costante è quella dell'aver saputo travalicare il tempo, tramandando di generazione in generazione, una cultura straordinaria che, purtroppo, è stata gravemente compromessa nella seconda metà del novecento. Oggi, dopo decenni di frustrante rimozione della nostra storia, cerchiamo di ritrovare i pezzi del puzzle, coinvolti in un'azione tra pari di buona volontà che, in generale, si battono per il ripristino delle verità storiche e l'annientamento delle mafie imperanti.
Noi abbiamo la fortuna di poter osservare il passato nel presente. 
La nostra vita è uno straordinario stargate, ove poter controllare con approccio sistemico e olistico le tracce di antichi passi che possiamo ritrovare non solo con lo studio dei formidabili siti e reperti archeologici, ma nel quotidiano esistere attraverso le meravigliose opere della nostra sartoria, oreficeria, medicina, fitoalimurgia, cucina, panificazione, e rito.
Soprattutto nel rito ogni citata opera e manifattura è ascrivibile, in quanto ogni cosa ha sacro valore e tutto viene inscritto in un contesto naturale congruo, cui l'oggetto è sacro simbolo: la roccia è sacra, l'acqua è sacra, la natura è sacra. Ancora oggi la roccia è considerata magica e taumaturgica: in Sardegna, non vi è sasso che non sia legato ad una leggenda. La tradizione orale ha portato fino a noi gli echi di una cultura mitologica ricchissima che si è conservata nonostante i parchi precetti imposti, con grande fatica, dal lentissimo processo di cristianizzazione. Non c'è anziano, ancora oggi, che non conosca le pratiche antimalocchio, de s'ogu... brebus, afumentus, acua likornia, imbruscinaduras, arti terapeutiche legate ai lunistizi, i momenti opportuni per tagliare la canna e i capelli e i vari tipi di legna o arbusti e per curare i mali minori. Molte feste religiose segnano i giusto tempo per tali ritualità camuffate dal dogma cattolico. Per esempio a Pasqua S'INCONTRU tra  Maria e Gesù risorto, non contemplato in alcun vangelo, persiste in Sardegna in sostituzione dei primi riti del solstizio di primavera, laddove al buio e al freddo inverno segue la nuova vita e la festa della primavera e dell'abbondanza del futuro raccolto. Nella notte di SAN GIOVANNI si raccolgono le erbe medicinali e si praticano numerosi riti medicamentosi (meighina de is porrus in funtàna; afumèntu po su daori 'e conca; s'enna 'e s'anima aciufada; antosas; caloris e frigatzionis de mei). Per SANT'ANTONIO le notti di moltissimi paesi dell'isola brillano della luce di enormi falò, fagalonis, le cui ceneri propiziatrici vengono poi sparse nei campi dalle donne, poiché sono esse a dare la vita. Ho partecipato, quand'ero ragazza, ad uno di questi commoventi riti ed è stato un onore, per me, spargere le ceneri sulla terra all'alba. Debbo anche dire, per dovere di cronaca, che questa usanza è andata sparendo in questi anni; le ceneri vengono raccolte da coloro che vegliano il fuoco tutta la notte, non necessariamente dalle donne: si è perso il connotato antropologico originario. Mia nonna mi raccontava che la donna fino ai primi del novecento era considerata sacra: quando era incinta metteva sa "perra in tzrugu me in s'umbustu" (un fazzoletto sul corpetto di broccato) delle tonalità dell'azzurro e gli uomini si "spogliavano" del cappello al suo passaggio facendo un inchino. 
Lo trovo meraviglioso! 
Peraltro di questa usanza sono forse unica testimone, dato che non ho mai trovato riscontro in alcun testo. Mi piacerebbe che chi legge, se conosce qualcosa di pertinente me lo facesse sapere.
C'era un anello in oro per ogni occasione: il primo e il secondo fidanzamento; la promessa di matrimonio, il matrimonio, la nascita del primo figlio ... 
Tutto veniva purificato dal fuoco e benedetto dall'acqua. 
Al bimbo appena nato o alla giovinetta che aveva il primo mestruo si metteva un braccialino verde al polso cun d'unu corritteddu de crebu imbrebàu (un cornetto di cervo benedetto con i brebus), o una collanina d'oro o argento con appeso su skrapolariu contro il malocchio: un sacchettino in pelle o in stoffa pregiata che conteneva un miscuglio di erbe sacre e benedette in luna piena o un occhio di santa Lucia immerso in acqua nella fonte sacra. Particolare attenzione viene riservata alla difesa dalle persone invidiose contro le quali trova significativo riscontro la lavorazione di amuleti in ferro da appendere al collo contro il velenoso influsso della malvagità e dell'invidia: nella notte di passione della domenica delle palme migliaia di forreddas nelle botteghe dei fabbri ferrai si accendevano con mantice a braccia e a suetus in Sardegna. Questo fino alla seconda metà del novecento. Attualmente tale costumanza è cessata, almeno che io sappia: se in qualche paese ancora lo si fa mi piacerebbe venirne a conoscenza tramite testimonianza diretta.
Da Gregorio Magno in poi la chiesa ha investito molte energie per soffocare il senso religioso tra i sardi. Alla fine, dopo aver tanto distrutto, prese atto che questo popolo era troppo testardo e che non intendeva rinunciare ai suoi riti. Non restò, però, sasso, betile, menhir, scultura, in Sardegna, col nome originale: tutto venne reintitolato con denominazioni richiamanti le nuove divinità o indicato come demone di cui aver paura. Fu inculcato il senso di colpa e fatto leva sul timore delle tenebre infernali. 
Particolarmente abominevole fu l'azione consumata contro le Janas, Sacerdotesse-Maestre del Tempo e Custodi delle Fonti Sacre della Salute che, indomite, resistevano a procrastinare la millenaria religione. Esse furono violate e spesse volte uccise, nonché, in maniera del tutto antecedente, rispetto ai roghi della Santa Inquisizione in Europa, vennero dipinte come donne malefiche e chiamate Orgias, in opposizione al termine Janas, che significa "CAPO", a definitiva significazione del carattere muliebre dell'organizzazione sociale, ancestrale retaggio della civiltà, in Sardegna, dal Neolitico. Ancora oggi restano le spaventose leggende raccontate al caminetto "contus de foghile" dalle nostre nonne "Orgia 'aràbiosa" o Lughìa aranegòsa": l'avara strega trasformata in pietra da dio a causa della sua crudeltà. Non a caso, come dicevo, ogni pietra, in Sardegna, da sacra è diventata soggetto di maleficio e/o punizione divina.
Sull'ipogeo di San Salvatore del Sinis, vicino al mio paese, Cabras, si dice che l'heroon del tempio fu tenuto sottoterra proprio per procrastinare il culto delle acque.

http://www.costadelsinis.it 





Come dicevo nell'introduzione, uno dei riti rimasti intatti, ma vestiti dal cattolicesimo secondo i propri dogmi, è quello di SU NENNIRI.
Il mito cui fare riferimento è vecchissimo e si può trovare in tutti i paesi affacciati sul Mar Mediterraneo: Iside e Osiride in Egitto, Tammuz e Astarte in Babilonia, Afrodite e Adone in Grecia e simili anche nel lontano Oriente
La matrice di tale mito narra di un inganno sfociato nell'atto incestuoso, laddove i protagonisti tutti concorrono a rappresentare metaforicamente ogni evento dei corsi e ricorsi della natura: Adone, dio della vegetazione sboccia a primavera e muore col finire dell'estate e, divenuto seme, trascorrerà mesi bui e freddi nel sottosuolo per rinascere rigoglioso in primavera.
In Sardegna, le sacerdotesse deputate al culto dell'acqua, mettevano in scena la morte del dio cui seguiva il pianto delle prefiche (le pie donne) e, poi, il matrimonio tra il mascolino e la Dea Madre che veniva accompagnato dalle celebrazioni alla presenza della popolazione in processione (S'INCONTRU di oggi!). 
Tale rito è ancora presente in Grecia come in Asia Minore dove, da allora, si realizzano i giardini di Adone, vasi pieni di germogli di cereali stimolati alla crescita e all'appassimento veloce, a simboleggiare la vita del dio e la sua morte, e in seguito reimpiantati su novella terra o versati in acqua, a simboleggiare la resurrezione.
In Sardegna tale usanza è, appunto, quella chiamata "Su Nenniri" ed è attualmente diffusa in tutta l'isola.
Su Nenniri si può preparare con qualsiasi seme, ma tradizionalmente vengono utilizzati  i semi di grano, orzo e lino. Tre - quattro settimane prima della Pasqua i vasi ricolmi di semi vengono conservati in luogo buio e innaffiati molto spesso; i germogli in assenza di luce cresceranno di una colorazione verde-giallo. A quel punto i vasetti addobbati in maniera assai sgargiante e, talvolta, impreziositi anche con oro e pietre preziose, vengono regalati in segno di buona fortuna e prosperità. Su Nenniri avuto in regalo deve essere messo al centro della tavola per il pranzo di Pasqua e lì tenuto fino a che non appassisce. A Cabras, ma anche in altri paesi della Sardegna Campidanese e Ogliastrina, su nenniri viene preparato a fine maggio per la festa della Patrona Santa Maria (la dea Madre!) e esposto un mese dopo e raccolto per utilizzare negli skrapolarius i poteri magici che ha acquistato.
Molto significativo il mito che fino a pochi anni fa veniva celebrato in un altro paese della provincia di Oristano, Samugheo, dove, in occasione della festa dell'Assunta, un gruppo di giovinette mettevano in scena il matrimonio della divinità con una di loro; poi il dio muore e piangono la sua morte e allora la sposa, con le altre ragazze, tutte vestite nel vestito tradizionale, e gli altri cittadini al seguito, portavano in giro Su Nenniri fino al precipizio fuori dal paese. Su Nenniri veniva spogliato dei suoi ornamenti e gettato nel baratro. A quel punto le prefiche cominciavano i lamenti funerei e intonavano il canto: 

"Is frores de mortu":


“Nennere meu ollu,
nontesta crocas solu,
ca non ch’est s’amorada,
nennere iscartinadu!”

“Coro, nennere meu,
nennere meu ollu!”

“Andada seo a s’ortu,
e a biere a casteddu,
ca est nennere mortu,
pranghide, fedigheddu!
Intrada seu a ortu,
a tirare arenada,
nennere meu ollu,
mancau est a s’amorada!”



Traduzione

“Nenniri mio perito, stanotte dormi solo, non c’è la tua sposa, nenniri strappato dal cesto!”
“Nenniri cuore mio, nenniri mio voglio!”
“Sono andata nell'orto, e a bere al castello, perché nenniri è morto, piangete, fanciulle e fanciulli! Sono andata nell'orto, a cogliere melagrane, nenniri mio perito, sei mancato alla tua sposa!”

( contus.it)

Infine festeggiavano la sua resurrezione  con la messa e la processione dell'Assunta.
Il rituale è rimasto inalterato fino agli anni '50, poi, come in molte altre circostanze, come ho detto, la tradizione è venuta meno. Oggi, in molti casi, persone sensibili e amanti della propria identità culturale stanno cercando d ripristinare gli usi più significativi della tradizione, compreso questo. Il rito di Su Nenniri, tuttavia, resta inalterato in moltissimi paesi della Sardegna.


semi di cereali vengono messi in vasetti  non colmi di terra (web)

i semi devono crescere in un luogo buio (web)

acquistano una colorazione verde-giallo brillante (web)

SU NENNIRI è pronto per essere donato in segno di prosperità e fortuna (web)

SU CARRU A BOIS ANNENNERAU (web)

N:B: ANNENNERAU  = PORTATO IN GIRO, ADDOBBATO, CON SU NENNIRI
**** SI DICE DI UNA PERSONA MOLTO DISTRATTA, RINTONTITA,
        FRASTORNATA O CONSUMATA (siccau ke su nenniri).


bibliografia 

contus.it

BONNEFOY Y., Dizionario delle mitologie e delle religioni, I , BUR, Milano 1989, 9-13.
CAREDDA G.P., Pasqua in Sardegna : Il folclore della Settimana Santa, Scuola Sarda Editrice, Cagliari 1987.
RUIU F. S., I riti della settimana santa in Sardegna, Imago Edizioni, Nuoro 2007
 GAMMAITONI R., I riti della Pasqua, in I misteri di Hera, 33(2009),  Acacia edizioni, Milano, 58 – 63.











martedì 12 febbraio 2013

LA VERA STORIA DELL'ASSOCIAZIONE CRIMINALE DEL GEN. POLLARI.



AGORA': UN INTERESSANTISSIMO INSERTO   DI ANTONINO ARCONTE sul caso POLLARI.  DAL BLOG:
http://www.g-71blogspot.com

(Notare la data di pubblicazione:
1 ottobre 2009: davvero profetico).





La vera storia della vicenda “criminale” del Generale Pollari, ex Direttore del Sismi.

Di questi giorni la notizia che il PM Spataro, della Procura della Repubblica di Milano, alla fine del lungo processo penale riguardante il sequestro dell’Imam della Moschea di Milano, Sig. Abu Omar, ha chiesto 13 anni di carcere per lui, 10 anni per il suo vice, Maresciallo Mancino, e altri anni di carcere per i 22 agenti della CIA tutte pene della stessa entità.
Davvero pesante la sua requisitoria, laddove accusa il Gen. Pollari di essere ai vertici di un associazione criminale che agiva all’interno delle Istituzioni, in questo caso il Sismi, probabilmente, aggiunge il PM, all’insaputa del Governo …!?
Che posso dire su tutto questo? Certamente, essendo stato una vittima, non solo io, ma anche i miei commilitoni scomparsi di questa ipotetica associazione criminale, non posso avere simpatia per il Gen Pollari e nemmeno posso essere solidale con lui in questi momenti difficili.
Posso semmai dire: Chi la fa l’aspetti!
Il Gen. Pollari, allorquando il Sen. Andreotti, come avete letto nel mio libro, L’Ultima Missione, un documento storico sempre attuale o avete visto nel video pubblicato su google.it (occorre cliccare su Altro, poi sull’icona dei video, poi nella finestra interna digitare: Archivio di Gladio) il Sen. Andreotti, nella trasmissione RAI 3 Primo Piano e in Parlamento, sollecitava al Ministro della Difesa Martino, di avviare un inchiesta per falso contro di me asserendo che se il documento riguardante il caso Moro del 2 Marzo 1978 fosse stato autentico, “Fucilateli”, altrimenti deve intervenire la magistratura. La Magistratura intervenne con una sua inchiesta che fu archiviata due anni dopo perché il fatto non sussiste. Nessuno, però, ne diede notizia, anzi… rispondendo a interrogazioni parlamentari di quanti chiedevano che esito avesse avuto quell’inchiesta, il Ministro Martino e il Ministro Giovanardi, risposero falsità, affermando che l’inchiesta era stata archiviata non perché non ci fossero falsità, ma perché mancava la querela. Davvero divertente: se ci fossero state falsità la Procura avrebbe proceduto d’Ufficio. Ma nascosero la verità di quell’esito giudiziario. Infatti, l’inchiesta per falso contro di me fu chiusa per infondatezza della notizia di reato, ai sensi dell’art. 408 C.p.p. Mentre il procedimento d’Ufficio per calunnia in mio danno, che la Procura aveva aperto una volta verificato che non c’era nessun ipotesi di falsità perseguibile, fu archiviato dopo essere stato riconosciuto io, Antonino Arconte, parte offesa, in quanto sono rimasti ignoti gli autori del reato: coloro che mi avrebbero accusato di falsità inesistenti! Questo con decreto pubblicato in allegato all’Ultima Missione, nel CD Rom Archivio superstite dell’Organizzazione Gladio in data 7 Maggio 2004.
Cosa c’entra il Gen. Pollari direte voi. C’entra eccome!
Ai primi del 2002, il padre di Tano Giacomina, mio ex commilitone,ucciso al Cabo Verde, isola di Fogu, il 13 Maggio 1998, mentre lo attendevo ad Ajaccio per metterci in salvo in America dove intendevamo richiedere asilo politico, non vedendoci chiaro nelle circostante dichiarate sulla morte del figlio, (davvero inverosimili come al solito) pur essendo un uomo di ormai 84 anni e cardiopatico, trovò la determinazione di presentare una richiesta di riesumazione della salma del figlio, per verificare le vere circostante della morte. Visto che non c’era stata alcuna autopsia e nemmeno un riconoscimento vero del cadavere del figlio. A sostegno di queste sue richieste, citò le affermazioni pubblicate da alcuni giornali, in Sardegna la Nuova Sardegna, ma anche altri giornali continentali e internazionali, come GQ, Oggi 7, 7 magazine, Maxime, America Oggi ecc. con le quali rendevo nota l’identità coperta di agente del Nucleo G di Gladio, col codice di G-65 di Tano. Oltretutto racconto la sua storia nell’apposito capitolo dell’Ultima Missione.
Nel Febbraio 2002, il Direttore del Sismi, appunto il Gen Pollari, inviò una nota ufficiale al GIP che si occupava della richiesta del Padre di Tano, Sig. Pasqualino Giacomina, con la quale affermava, senza mostrare alcun dubbio, visto che l’inchiesta relativa era ancora in corso e non c’erano nemmeno stati avvisi di garanzia nei miei confronti da parte della Procura di Roma, che: “Antonino Arconte era solo un fantasioso millantatore!”. Questo bastò al Gip, Dr.ssa Pacifici, se ricordo bene, per archiviare, respingendola perché infondata, la richiesta del Padre di Tano. Ciò nonostante abbia dovuto prendere atto che si trattava sicuramente di omicidio e che su tale omicidio non c’era stata alcuna inchiesta da parte delle autorità del Cabo Verde e nemmeno erano state chieste le autorizzazioni per svolgere indagini per rogatoria …!? E tantomeno le aveva richieste lei una volta saputo della richiesta del padre della vittima e non tenendo ovviamente conto di quanto risultante da mie dichiarazioni pubbliche, perché il direttore del SISMi aveva dichiarato, che ero solo un fantasioso millantatore e certamente, una volta saputo che ero in realtà parte offesa da dichiarazioni di questo genere del tutto infondate, non si è preoccupato di rettificare tale nota di servizio e consentire così che si facesse luce sull’omicidio di Tano. N.d.r: Obbligato come sono a dimostrare e documentare sempre ogni cosa che dichiaro, rendo noto che quanto affermo risulta dalla "Nota del Direttore del SISMI, Gen. Pollari, depositata nel fascicolo aperto dall'esposto del Sig. pasqualino Giacomina, padre di Tano Giacomina e riguardante le circostanze dell'omicidio in cui perse la vita il 13 Maggio 1998, nell'arcipelago del Cabo Verde e di cui Decreto del GIP, Dr.ssa Pacifici n. 6711/2001 Mod. 44 del 25 Febbraio 2002 e depositato il 27 Febbraio 2002 nella Cancelleria del Tribunale di Oristano.
Questo è il Gen. Pollari!
Ma …c’è un ma …e ve lo illustro subito:
In primo luogo, il Gen. Pollari, quando io ero in servizio sotto copertura agli ordini dei Direttori del Sismi, probabilmente si occupava della guardia di finanza e non di servizi segreti. Quindi non mi ha mai conosciuto di persona e tantomeno l’ho conosciuto io. Non è quindi credibile ritenere che avesse agito così per antipatia nei miei confronti. Dunque? Perché l’ha fatto?
La risposta è ovvia e ogni militare che legge questa mia nota lo intuisce da solo: ma perché gli è stato ordinato che diamine! Gli è stato ordinato da quel “Gentleman all’Inglese” che reggeva il Ministero della Difesa a suo tempo, l'On. Martino, il quale doveva fare un favore ad Andreotti, oppure lui stesso era stato sollecitato da Andreotti ad agire contro di me. Una cosa certa è che quando io cercai di contattare, recandomi nel suo ufficio del tribunale di Oristano, per chiarirgli alcuni punti e mostrargli il decreto di archiviazione della sua collega di Roma, che dimostrava che non ero affatto un "fantasioso millantatore" come aveva affermato lui con la sua nota, quel GIP era stato trasferito a Roma! …Kappitto!?!
Così finirono le indagini sulla morte di Tano al Cabo Verde.
Non solo, chi ha letto la mia vicenda e visto i documenti pubblicati sul CD Rom allegato al libro, sa bene che quando denunciai la manipolazione degli elenchi di Gladio, quelli veri, fui arrestato per spaccio di droga in una pineta di Torregrande, droga che non avevo mai visto, pochi grami di hashsih, reato del quale mi aveva accusato un piccolo spacciatore arrestato dalla squadra mobile quella stessa mattina. Non fu certo la sua parola a convincere i magistrati ad arrestarmi e condannarmi per direttissima. Bensì la dichiarazione degli agenti della squadra mobile che nella nota di servizio (sempre false note usate contro di me) affermarono di avermi effettivamente visto andare con questo ragazzo a bordo della mia auto in quella stradina subito dopo un ristorante che penetrava in pineta e questo rendeva inutile ogni mia protesta. Persino quella che quella stradina non era transitabile in auto, dunque come sarebbe stato possibile? La nota di 5 agenti della polizia era per i Giudici certamente più credibile di quella di un imputato che nega persino l’evidenza. Anni dopo, nel processo a Roma col quale volevo che fossero processati coloro che avevano dichiarato il falso calunniandomi, i cinque agenti ammisero tutti, anche il Commissario e sotto giuramento, di aver firmato senza leggere quella nota di servizio, e di non avermi affatto visto con questo pusher a bordo andare in quella pineta dove secondo quel ragazzo io gli avrei venduto quei pochi grammi di hashish. Nessuno di loro ammise di averla scritta. Gli agenti non avevano spergiurato, sotto giuramento dissero la verità. Ma noi possiamo chiederci come mai cinque agenti di PS firmano senza leggere una nota di servizio che causa l’arresto e la condanna di un innocente e la risposta può essere una sola, è stata scritta a Roma, negli Uffici del Direttore del Sismi e a quegli agenti non restava altra scelta che firmarla se non volevano essere trasferiti d’ufficio chissà dove, ma certamente in un luogo molto disagiato …;0)
Nessun rancore da parte mia verso di loro e nemmeno verso il Gen. Pollari che sicuramente ha fatto il suo dovere obbedendo agli ordini ricevuti e che per via gerarchica arrivano sempre dal legittimo governo della Repubblica Italiana.
Ma chi la fa l’aspetti! Ed ora tocca al Gen. Pollari subire un procedimento giudiziario, lui almeno non è innocente e non c’è nessuna congiura in corso contro di lui. Ha effettivamente fatto ciò di cui è stato accusato. Non solo, ma c’è anche un altro importante vantaggio che il Gen. Pollari può vantare rispetto alla situazione in cui ha incastrato me vent’anni fa. Lui è stato riempito di soldi, milioni di euro, per non ammettere che ha ricevuto ed eseguito ordini della Presidenza del Consiglio e di avere quindi fatto soltanto il suo dovere. Un paio di milioni di liquidazione ed altri soldi per la nomina a consulente della presidenza del Consiglio. Nomina poi revocata perché suscitò perplessità tra le forze politiche d’opposizione e certamente compensata in altro modo. Ora il Pm Spataro si trova nella situazione di avere in pugno quell’associazione criminale che insegue. Infatti, credo che il Gen. Pollari, accettando quel patto di silenzio, non si aspettasse una pena così alta. 13 anni sono troppi per chi non ha mai conosciuto le durezze del carcere. Abituato com’è ai palazzi romani e agli agii del suo grado, difficilmente potrebbe reggere ad una simile situazione. Se davvero sarà condannato, e ad una pena così alta, sia lui che Mancino, confesseranno la verità perché non glielo farebbe fare nessuno a passare per criminali e subire una condanna così dura per coprire i governanti che per compiacere Bush ordinarono la collaborazione al sequestro di persona organizzato dagli Agenti CIA che dovevano eseguire gli ordini di Bush, Presidente della Casa Bianca. Tutte vittime dei politici insomma. Del resto anche il Procuratore Spataro sta facendo il suo dovere, c’è stato un sequestro che ha portato un poveraccio ad essere trasportato in Egitto per essere torturato e che ha subito quelle condizioni durissime e le torture e certamente questo non è lecito in una Repubblica Democratica che ha aderito alla dichiarazione universale dei Diritti umani. Hanno agito davvero come dei criminali, ma saranno condannati? …mah!
Staremo a vedere, certo è che i veri responsabili di queste azioni sono rimasti fuori dal processo e probabilmente lo resteranno.
Ecco, questo è ciò che credo stia dietro questa “azione criminale”.
Posso solo aggiungere che nessuno degli esecutori era ed è davvero un criminale. Hanno solo obbedito agli ordini ricevuti e del resto, che non sono criminali è dimostrato dalla faciloneria con cui hanno compiuto il sequestro di persona: Erano in 44 gatti in fila per sei col resto di due!!! …e si sono fatti vedere, intercettare e scoprire e persino arrestare, nonostante abbiano agito con la protezione delle funzioni di agenti segreti Italiani e Americani …ma, si può essere più dilettanti di così?
Antonino Arconte
Cabras 1 Ottobre 2009.

lunedì 11 febbraio 2013

LE STATUE DI MONT'E PRAMA DEL SINIS DI CABRAS



AGORA' SHARDANA: QUEI GIGANTI RITORNINO NEL SINIS.
ARTICOLO SEMPRE ATTUALE ANCHE SE NON RECENTISSIMO DEL PROF. FRANCESCO CASULA

Quei giganti ritornino nel Sinis
Di FRANCESCO C. CASULA


Statue di Mont'e Prama a Li Punti (SS)


Nell'inserto del Corriere della Sera di domenica scorsa è uscito un bellissimo articolo a firma di Carlo Vulpio che ripropone il mistero dei fantastici guerrieri di pietra segnalati alla Soprintendenza d'allora da un contadino cabrarese nel lontano marzo del 1974.
È pur vero che anch'io sono cabrarese, tacciabile di partigianeria; ma questo non influenza la mia obiettività di storico se m'introduco - da storico - nella querelle sulla collocazione museale di questi famosi giganti detti di “Monti Prama”, perché rinvenuti nella collinetta del Sinis di Cabras che conosco palmo a palmo fin dalla mia prima giovinezza (tant'è che lo scrivo Mont'e prama, cioè “monte della palma”, perché la collinetta, pretenziosamente chiamata monte, era ricoperta un tempo di palme nane selvatiche, lavorate in paese per ottenerne il crine). Di queste grandi statue in arenaria, snobbate da tutti gli archeologi per decenni ed ora venute in auge di prepotenza, ne ho sentito di tutti i colori. L'unica cosa che non ho sentito dai gigantòcrati di turno è che cosa ci stavano a fare tante espressioni megalitiche nuragiche, uniche nell'isola, in una landa oggi deserta. Se si stabilisce questo, è logico che le statue non possono essere sradicate dal territorio dove sono state trovate perché non direbbero niente del passato: in un museo cagliaritano o sassarese sarebbero ridimensionate a pure manifestazioni di stile e basta («che grandi occhi hanno!»; «quanto sono alte e corrusche!», «com'erano vestite!», ecc., ecc.). 
SEGUE A PAGINA 48 DALLA PRIMA
Bisogna evitare un delitto scientifico Quei giganti di pietra ritornino nel Sinis (...) Vediamo, invece, il quadro politico che dà un senso alla loro esistenza. La penisola del Sinis è stata abitata dall'uomo fin dal tardo paleolitico per via delle tante possibilità di sostentamento offerte dagli stagni pescosissimi di Mar'e pontis e di Mistras che la orlano ad oriente, e dal fertile terreno di prima classe (edaphon) ricco di humus. Ne sono testimonianze antiche gli scavi di Cùccuru de is arrìus (Cùccuru Arrìus, per l'ufficialità) e di Conca de is illonis (Conca Illònis, sempre per l'ufficialità), dove è stata rinvenuta e "trafugata" nottetempo dal sovrintendente Vincenzo Santoni,forte della sua veste legale, la più bella "dea madre mediterranea" fra quelle oggi esposte al Museo di Cagliari (l'episodio mi è stato raccontato dallo stesso Santoni che stimo come amico ma non come autorità). In tutto il Sinis, secondo il primo storico sardo Giovanni Francesco Fara, vi erano circa cinquanta villaggi, abbandonati nella nostra Era, verosimilmente a cavallo del Mille, a causa degli attacchi musulmani provenienti dal Maghreb e dalla Spagna islamica.
Dicono le fonti che, verso il nono secolo a.Cr., fu impiantato nella scabra punta meridionale dalla penisoletta, poco adatta all'agricoltura ed alla pastorizia, il primo emporio commerciale fenicio, chiamato Tharros, benaccetto alle popolazioni nuragiche della zona. La storia successiva, si sa: col tempo l'emporio divenne villaggio, poi cittadina, poicittà, sempre più affamata di spazio per le proprie esigenze di sopravvivenza, fino a quando non venne a scontrarsi con le esigenze delle popolazioni nuragiche limitrofe. E fu la guerra, o, almeno, un continuo stato di guerra latente. Secondo
me, questo avvenne nel settimo secolo a.C., prima dell'arrivo nel 508 dei guerrieri punici chiamati dai Fenici per contrastare le intemperanze locali. Per logica, dovrebbe essere di quel periodo la doppia cinta muraria che difendeva lacittà dagli attacchi provenienti da nord, ovverosia dal Sinis nuragico che, in contrapposizione alla civiltà semitica ormai ostile, aveva innalzato al lato della strada che univa Tharros a Cornus, in località Mont'e prama, una serie di
gigantesche statue guerriere a segnare il limes di statualità indigena.
Statualità che fu abbattuta, insieme alle sue insegne megalitiche, dai terribili mercenari cartaginesi, apportatori di malaria, in espansione verso nord, fino alle pendici del Montiferru, e verso est, oltre il Campidano di Cabras. Quando nel 238 sopraggiunsero i Romani, della cultura nuragica del Sinis, rappresentata dai Kolossoi, non c'era più nulla: solo frammenti che la terra andava man mano coprendo… Onore ai restauratori de Li Punti, che li hanno riportati "in vita"; ma quello di non volerli ricollocare là dove sono stati eretti, è il solito delitto scientifico - d'altronde, non raro in Sardegna
- che vien fatto "… in nome degli alti interessi di diffusa conoscenza collettiva".

venerdì 8 febbraio 2013


AGORA' ANTICHI PADRI: OGGI LO SPAZIO  

DELL'AGORA' SHARDANA E' RISERVATO CON

GRANDE PIACERE ALLA MIA AMATA AMICA

LUCIA CHERGIA CHE, DA BRAVA POETESSA,

HA DEDICATO I SUOI PENSIERI AI MIEI

CARI ANTICHI PADRI DI MONT'E PRAMA. 
GRAZIE LUCIA


ANTICHI PADRI

pubblicata da Lucia Chergia il giorno Mercoledì 6 febbraio 2013 alle ore 9.35 ·
E tutto si fermò.

A termine di un tempo, 
che mai nessuno al mondo,
osò far camminare.

Orme, fruscii ed ignoti i respiri,
che vagano restii su terra arguta
e polverosa, alle pendici di 
un'inquietante Mare.

E la falesia freme, si squarcia,
al suon di un cuore palpitante,
che supplica alle onde "sii clemente".
Sciame di menti e omine latente,
tra i pascoli di un'anima gigante,
che di sospiri chiede la ragione.
A chi ragion non sente o non 
vuole sentire.

I passi si fan solchi.
Gli sguardi sono nebbia 
in mezzo agli occhi.
Ed il profumo di selvatico finocchio,
sospeso tra la steppa inesistente e
tra quei campi eterni di immensi fichi 
d'india, contempla meraviglia...

E geme per quei Padri emarginati!!!!!!